pagine a cura di A. Pereira
Dic. 1993
Tibesti, un mito per chi ama il deserto, un mito che diviene realizzabile
grazie alla pacificazione avvenuta in Ciad. Il nostro raid è stato
concepito per permettere il raggiungimento del Tibesti attraverso l'unica
via percorribile dalle nostre moto e dalle nostre 4x4.
Il raid ha un sapore storico perché, per quanto ci risulta, l'ultimo
convoglio che riuscì a raggiungere il Tibesti risale al lontano
1971-72.
Si tratta quindi di una Grande Avventure in ogni senso, andremo a percorrere
piste sconosciute…
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Con queste parole si apriva una circolare inviata da Viaggi nel Mondo
ai partecipanti del raid "Italia-Douala". L'agenzia pone molta enfasi sul
fatto che si tratta di un itinerario non percorso da nessun'altra agenzia,
ma sarà che gli altri tour operator (tra cui i tanti specializzati
in escursioni nel deserto africano) non propongono
il Tibesti ("un mito per chi ama il deserto") per lasciare questo onore
a Vittorio Kulczycki?
Logicamente le cose non stanno così. Il programma di massima
è lo stesso seguito anche dalle altre agenzie, l'unica differenza
è che il loro percorso segue una pista diversa, perché quella
proposta da Viaggi nel Mondo è minata e quindi impraticabile. E
il fatto era ampiamente risaputo. Il 16 giugno 1993 (sei mesi prima dell'incidente)
il Ministero del Turismo diramava il seguente comunicato:
OGGETTO: SITUAZIONE DI RISCHIO IN CIAD.
PROTOCOLLO N° 1465/TS/99
IL MINISTERO AFFARI ESTERI INFORMA CHE AMBASCIATA ITALIANA A YAOUNDÈ
HA COMUNICATO CHE LA SITUAZIONE IN CIAD – ECCETTO ALCUNE ZONE LIMITROFE
ALLA CAPITALE N'DJAMENA – È DA CONSIDERARSI A RISCHIO PER I VIAGGIATORI
A CAUSA ESISTENZA ZONE MINATE NEL NORD […]
LA MEDESIMA AMBASCIATA COMUNICA CHE, QUALE CONSEGUENZA DELLA GUERRA
TRA LIBIA E CIAD, RISULTA MOLTO PERICOLOSA E QUASI IMPRATICABILE LA ZONA
DEL TIBESTI E, A CAUSA DI SCONTRI INTERETNICI CIADIANI ANCHE LA PARTE MERIDIONALE
DEL PAESE.
SI RENDE PERTANTO NECESSARIO SEGNALARE QUANTO SOPRA ALLE AGENZIE DI
VIAGGIO AFFINCHÉ EVITINO DI PROGRAMMARE ESCURSIONI IN ZONE A RISCHIO,
DOVE PERALTRO SI SONO GIÀ VERIFICATI INCIDENTI A TURISTI.
Sembrerebbe logico pensare che: il telex del Ministero, sommato al fatto che
la pista Seguedine-Zouar non venga percorsa da nessuno, siano più
che sufficienti a far sorgere dei seri dubbi anche al più "disattento" dei tour operator.
Benché non ve ne sia quindi la necessità, arriva comunque un'ulteriore
conferma della presenza delle mine, che definitivamente evidenzia l'impraticabilità di
quell'itinerario: contattato da V.n.M. per informazioni relative al raid, il 20 ottobre un
tour operator di N'Djamena (il cui titolare è l'italiano Sergio
Scarpa) spediva a V.n.M. un fax dove
informava che la pista Seguedine-Zouar era minata ed era perciò
impossibile percorrerla.
Nonostante tutte queste autorevoli segnalazioni, il viaggio ha inizio.
Chiaramente senza che i partecipanti siano avvisati che:
- Il Ministero ha diramato una nota che definiva il Tibesti "ZONA MOLTO PERICOLOSA"
- La pista Seguedine-Zouar non è praticata da anni e certamente
non per una forma di antipatia.
- L'agenzia V.n.M. è stata espressamente avvisata che la pista Seguedine-Zouar
è minata.
Nel primo pomeriggio del 1° gennaio 1994, Katy Ylitalo, una ragazza di nazionalità
finlandese residente in Italia, rimaneva gravemente ferita agli arti
inferiori per lo scoppio di una mina. Morirà nella notte dopo
ore di agonia. Morire a 25 anni è un evento al quale è sempre
difficile rassegnarsi. Morire per la cialtroneria altrui rende il lutto
se possibile ancora più amaro.
Il programma
"...a Seguedine imboccheremo quella pista mai percorsa
finora che ci porterà al Tibesti, lo sconosciuto mondo..." Così
Avventure presentava il raid. L'enfasi è sul fatto che si tratta di una "pista mai percorsa".
Nessun accenno ad un ipotetico pericolo costituito dalle mine. E alla voce Difficoltà si
avvisa che...
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Circolare ai
partecipanti
Poco prima della partenza, AnM invia una circolare ai partecipanti con le istruzioni
relative al viaggio. Vi si ricorda di provvedere per le vaccinazioni, i visti, ecc., persino di
portare una borraccia, ma stranamente nessuno pesna di avvisare i partecipanti che la
pista č minata.
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L'accurata
preparazione
"Se siete d'accordo con lo spirito della nostra
formula siate i benvenuti. Altrimenti, fateci una cortesia... rimanete a casa."
esordisce minacciosamente una pagina del giornalino di A.n.M. Dopo il ruvido inizio,
la promessa dal sapore solenne: "Noi garantiamo un'accurata
documentazione e preparazione dell'itinerario e i mezzi indispensabili per realizzarlo."
Vediamo quindi l'accurata preparazione.
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Un prezioso fax
"Messaggio personale per Vittorio - urgente". Con
queste parole si apre il fax con cui un tour operator che opera in Ciad rispondeva alle domande di
Kulczycki, dove è specificato che la pista da Seguedine a Zouar è
minata. La prova incontrovertibile che V.n.M. sapeva che la pista era impraticabile.
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Itinerari a confronto
Già un anno prima di V.n.M. l'agenzia Spazi d'avventura proponeva una spedizione che transitava per Seguedine e Zouar. A differenza di V.n.M. però, l'itinerario seguito evitava la pista che collega le due oasi. In questa pagina una pianta che mette a confronto gli itinerari, e che evidenzia come già un anno prima dell'incidente fosse risaputo che la pista era inagibile.
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Le immagini
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L'interpellanza
parlamentare Il caso del raid di Viaggi nel Mondo arriva in parlamento. Um Deputato
chiede al Governo quali urgenti provvedimenti intende adottare in merito.
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I risvolti
giudiziari Rientrati in Italia, i partecipanti sporgono denuncia contro l'agenzia per
omicidio colposo. La vicenda ha un epilogo inaspettato.
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Due partecipanti
raccontano Un'inspiegabile atteggiamento delle guide. La sospensione dei
raggruppamenti ogni 20 Km. Qualcosa non è chiaro nel comportamento di chi
coordinava la carovana. Cronaca di quel terribile 1° gennaio '94 raccontato da
due partecipanti usciti miracolosamente illesi.
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Armata
Brancaleone Il raid Italia-Douala costato la vita ad una ragazza di 25 anni, non
fu il primo con una preparazione
pericolosamente approssimativa. Questa lettera, inviata per la pubblicazione ad
A.n.M. che ovviamente l'ha cestinata, evidenzia un'incompetenza che solo la mancanza
di vittime consente di chiamare fantozziana..
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Ambasciata d'Italia
in Camerun,
Ciad, Guinea Equatoriale,
Repubblica Centroafricana
L'Ambasciatore
Yaounde, 9 feb. 1994
Gentile Sig. Cicala,
ho ricevuto la Sua lettera,
che mi ha profondamente commosso, poiché, anche se dal Cameroun, abbiamo vissuto
con Lei la sua tragedia.
Ho inviato la lettera a Italo
Castaldini, che conosco molto bene. Apprezzo infatti le Sue doti umane e la Sua sensibilità,
fondamentali per un Console, poiché è il solo referente per i connazionali in difficoltà.
Purtroppo alcuni mesi fa
(alla fine di aprile 1993, se ricordo bene) un episodio molto simile a quello che è successo alla
Sua compagna, si era già verificato in Ciad. Allora avevo avvisato il Ministero degli Esteri
affinché informasse le Società di turismo e le Compagnie di viaggio sui rischi delle
traversate del deserto, a causa delle mine ancora disseminate ed innescate. Purtroppo, per guadagnare
soldi le Società di turismo continuano a mettere a repentaglio vite umane.
Questo è immorale, vergognoso: è sciacallaggio.
Non ho parole per esprimerLe la mia profonda tristezza per la tragedia che, forse, poteva essere evitata. È terribile apprendere la morte di una ragazza di 26 anni per un incidente sopravvenuto durante una vacanza esotica. Una morte rubata.
Solo il tempo riuscirà a lenire le angosce e i tormenti e a immortalare il ricordo dei momenti belli passati insieme alla Sua compagna. Le auguro di tutto cuore che questo possa avvenire il più presto possibile. Mi creda.
Firmato: Margherita Costa
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Katy, uma morte rubata
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