Un Precedente
nell'89
«Stessa agenzia, stessa rotta,
ci siamo salvati per miracolo»
TORINO. Stesso mare, stesso tour operator, stesso rischio. La tragedia
delle Filippine stava per avere un drammatico precedente due anni fa. Lo
rivela Sergio Trinchero, 28 anni, torinese. «Era l'agosto dell'89
- racconta - mi trovavo nelle Filippine con "Avventure nel mondo". Verso
il venti decidemmo di partire per El Nido, proprio come è accaduto
ai turisti naufragati. Anche noi viaggiavamo con una "banca", una di quelle
piroghe fragili fragili. Eravamo in otto, più altri otto su un'imbarcazione
gemella. Partimmo col mare piatto, ma molti abitanti del luogo ci avevano
messo in guardia contro il rischio dei monsoni. Il capogruppo sembrava
non tenerne conto. Abbiamo navigato a 500 metri dalla costa per un'ora,
poi è scoppiato l'inferno».
Il racconto di Trinchero diventa drammatico: «Un diluvio. Pioggia
orizzontale, visibilità zero. Onde alte cinque metri che ci impedivano
di vedere la barca vicina. A un tratto abbiamo scorto un relitto capovolto
al quale stavano aggrappati alcuni naufraghi. Anche loro avevano tentato
la temeraria traversata ed erano stati sconfitti dalla furia del mare.
L'altra piroga del nostro gruppo andò in loro soccorso, li issò
a bordo e, consapevole dei rischi per l'aumento di peso sullo scafo, proseguì
fino al porto del "Nido", che raggiungemmo assieme dopo quindici ore di
drammatica navigazione».
«Quando toccammo terra e superammo la paura - conclude Trinchero
- scoppiò la rivolta contro chi ci aveva esposto a quei pericoli.
Non ci avevano avvertito di cosa ci attendeva, né dato la facoltà
di scegliere se partire o no. Per il ritorno chiedemmo un aereo, non fu
possibile ottenerlo, allora imponemmo di fare il viaggio via mare cambiando
rotta. Leggendo ieri il giornale sono rimasto senza parole: possibile che
si insista su quella rotta in questo periodo, sapendo che è un percorso
assassino?».
[p. p. l.]